Nel nuovo cambio di paradigma in atto, due fatti sono oramai nelle corde di ciascuno di noi, o almeno dovrebbero esserlo:
In breve: a oggi è ormai certo che gli aspetti ESG esemplifichino il concetto di sostenibilità e con esso diventino un pilastro della continuità aziendale (o business continuity).
Sono molti, però, gli aspetti che un’impresa deve presidiare e controllare prima di instradarsi su un percorso verso la sostenibilità e sono molti i rischi che potrebbero derivare da uno slancio verso la sostenibilità privo di un programma adeguato step-by-step.
Vediamo quali sono i rischi e come valutarli con un corretto risk assessment.
Ma prima di tutto, che cosa si intende per rischi ESG?
Sono rischi che derivano direttamente o indirettamente da tematiche ambientali (Environment), sociali (Social) o di governance economica (Governance): questi rischi possono impattare non solo sull’impresa in sé – con tutte le conseguenze negative che possono derivarne in materia di continuità aziendale e a volte di sopravvivenza stessa dell’impresa – ma anche sul gruppo / comunità attorno all’impresa. Il gruppo dei c.d. stakeholders (portatori di interesse), infatti, si amplia continuamente: oggi la categoria di chi ha interesse a ché la company prosegua la sua attività senza impattare su ambiente, persone e tessuto economico è sempre più ampia.
Da qui deriva una necessità di gestione del rischio sempre più pressante da parte dell’impresa.
In fin dei conti, la gestione dei cosiddetti rischi materiali rappresenta la prima fase del percorso verso la sostenibilità.
Per un imprenditore intenzionato a intraprendere un percorso verso la sostenibilità della propria azienda il primo step è certamente progettare delle analisi di materialità adeguate che raccolgano elementi probativi dei temi classificati come “materiali” per l’impresa e i suoi stakeholders. In breve: quali sono i rischi che concretamente si corrono nell’attività d’impresa? E chi potrebbe essere impattato da tali rischi?
Tale analisi consente di identificare rischi e opportunità di maggior rilievo e di conseguenza assumere decisioni strategiche e aiutare la definizione di budget economici, cioè, allocare risorse ove si ritiene più opportuno investire per gestire meglio i rischi e assicurare il benessere in continuità.
In questo contesto, è necessario tenere conto dell’evoluzione delle questioni rilevanti, ovvero delle evoluzioni di mercato, delle necessità e delle aspettative interne ed esterne all’organizzazione, rendendo fondamentali degli aggiornamenti periodici delle analisi di materialità e le relative tematiche. Il tempo cambia prospettive e bisogni, un’impresa che voglia instradarsi verso la sostenibilità con una strategia di medio-lungo periodo non può dunque non tener conto delle evoluzioni in tal senso ma deve essere attenta al mondo che le sta attorno.
In quest’analisi si tengono conto di due prospettive:
In tale contesto è altresì ovvio che il cd rischio di greenwashing sia sempre latente.
Nello specifico, quando si parla di rischi ESG è fondamentale prestare attenzione al fenomeno del greenwashing, ovvero il comportamento di aziende, istituzioni ed enti che negoziano propri prodotti e servizi attestandoli come ecosostenibili e sottolineando gli aspetti positivi, andando a occultare gli impatti negativi. Tale questione è alimentata dalla crescente domanda di articoli sostenibili e la possibilità di applicare un premium price.
Per questo motivo, nel momento in cui ci si approccia a prodotti e servizi green è necessario porre particolare attenzione, analizzando in modo critico tutte le loro caratteristiche. Il greenwashing rientra però nella categoria più ampia dei rischi ambientali.
Analizziamo allora in dettaglio le principali tipologie di rischio connesse con i fattori ESG, partendo proprio con quelli legati all’Environment.
Più precisamente, per gli aspetti dell’Environment si fa riferimento ai cambiamenti climatici, e quindi la sempre più viva necessità di gestire adeguatamente le risorse naturali, come l’acqua, il rispetto della biodiversità e la limitazione di emissioni di anidride carbonica. In tal caso i rischi sono legati chiaramente all’aggravarsi del riscaldamento globale, ma anche al fatto che le aziende utilizzano quotidianamente le risorse naturali e la loro scarsità impatta negativamente sull’attività aziendale (ad esempio: corretta gestione e sulla pericolosità dei rifiuti, quantità di emissioni di CO2 prodotte, frequenza degli interventi di manutenzione degli impianti energetici, tipologia di autoveicoli utilizzata dai lavoratori ed eventuale utilizzo di trasporto pubblico o elettrico).
I rischi di environment hanno, ovviamente, anche dei collegamenti con i rischi per persone e comunità.
Per il parametro Social si considerano gli impatti che ha l’azienda sulla collettività, ad esempio attraverso l’osservanza dei diritti civili e lavorativi, il mantenimento di condizioni di lavoro in linea con le normative di legge e all’uguaglianza sociale. Tale aspetto è rilevante per valutare i rischi che scaturiscono dall’impresa ed impattano all’esterno soprattutto per quelle attività che hanno un rapporto diretto con la comunità. Tuttavia, gli aspetti sopracitati incidono anche sul benessere all’interno dell’organizzazione stessa, quindi includono i rischi interni all’organizzazione (ad esempio: politiche di retribuzione, eventuali benefit e vantaggi a disposizione dei lavoratori, collaborazioni con scuole o università, prevenzione dei conflitti di interesse, dispositivi di sicurezza implementati, infortuni sul lavoro, figure e risorse dedicate allo sviluppo sostenibile dell’impresa).
Ambiente e persone hanno un impatto sulla sostenibilità economica dell’impresa e viceversa.
Per quanto riguarda la Governance il rischio principale riguarda la reputazione dell’identità aziendale vista dall’esterno. È necessario far trasparire ai propri stakeholders le competenze, la trasparenza, la capacità nello svolgimento di indirizzamento dell’attività aziendale (ad esempio: contrasto della corruzione, sicurezza informatica e degli ambienti aziendali, monitoraggio dei fornitori, attenzione del ciclo di vita dei prodotti e/o servizi offerti, predisposizione di business plan dettagliati, analisi di mercato adeguate e livello di innovazione attuati).
Da tutto ciò emerge come non sia affatto banale identificare, misurare e trattare i vari rischi collegati con il mondo ecosostenibile. Emerge con chiarezza la necessità che l’azienda sia opportunamente supportata da professionisti in grado di guidarla attraverso un corretto processo di assessment prima e di gap analysis poi, tenendo infine in considerazione l’importanza fondamentale della fase di ‘remediation’, dove si indicano le misure adeguate per colmare gli eventuali gap individuati nel rispetto della strategia aziendale, ma anche ottimizzando le risorse ed il tempo nell’amnbito di un trade off dinamico.
Infatti, nel momento in cui ci si avvicina alle tematiche sottostanti alle categorie di Environment, Social e Governance è opportuno eseguire una valutazione di tutti i rischi associati alla sostenibilità tenendo conto, non solo di come essi possano influire sull’attività d’impresa, bensì considerare anche come l’organizzazione stessa impatta sull’ambiente esterno per consentire lo svolgimento delle proprie funzioni.
È chiaro che si tratta di un’attività complessa, difficile da gestire in particolare per quelle PMI che non sono dotate di apparati e flussi di lavoro sufficienti. Per questo, dotarsi di uno o più consulenti esterni specializzati in tali materie appare spesso come la risposta vincente a tali bisogni.